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Ultima Thule. Il Luogo Ideale della mitologia, il punto più lontano, la meta di ogni viaggio. Come lo Shangri-la delle popolazioni Himalayane o la Valle Perduta dei Walser. Potrebbe essere anche solo la collina dietro casa. Ma per ognuno è il luogo dove si desidera tornare.
Noi veniamo di lì: thuler.

La Valsesia

Al cospetto di Sua Maestà il Monte Rosa

VALSESIA. Tutto di lei mi attrae. Sin dal nome questa valle tortuosa e remota, di una strana ospitalità non scontata (fino nelle persone che la abitano), mi affascina. Il suono sferzante e dolce delle sibilanti del suo nome è quello del vento o dello scorrere delle impetuose acque alpine; la sua brevità nasconde la ritrosia di chi non intende dar sfoggio di sé, ma concedersi solo a pochi.

Salire fin qui, per incontrare se stessi
Paoletta Salire fin qui, per incontrare se stessi
A spiegare l'attrazione che esercita su di me potrebbe bastare il fatto che a Romagnano Sesia, imbocco e radice della valle, riposano i miei nonni materni. Qui amo tornare appena possibile come facevo da bambino. Ma c'è di più. Lo sguardo, nelle terse mattine d'inverno, raccogliendo i laghi e le verdi prealpi varesine, dalla pianura verso nord ovest non può che finire lì: accoccolato nel grande catino terminale della valle al cospetto di sua maestà il Monboso. È lì che la Sesia (originariamente il nome era femminile …forse per l'imprevedibilità e la veemenza del suo corso) irrompe alla vita, dimostrando da subito con chi si ha a che fare: già dopo poche balze, all'altezza dell'Alpe Pile, diventa un torrente tanto impetuoso da non permettere, specie nei caldi pomeriggi estivi, l'attraversamento. Non c'è, in fondo, una ragione o un aspetto particolare che giustifichi il fascino che la Valsesia esercita. È come succede per un grande innamoramento: si ama semplicemente perché l'amata c'è. Ed è così bella che una volta avvicinatala non si può più abbandonarla.

L'ho riscoperta da adulto, la Valsesia, cedendo all'instancabile richiamo che mai mi aveva abbandonato. Ha voluto concedermi alcuni suoi tesori, luoghi e persone che vanno svelandosi man mano mi avventuro nei suoi spazi. Arrivando dalla pianura, già dalla periferia sud di Romagnano si percepisce che tutto è cambiato. L'aria è d'improvviso più fresca, secca e fina. D'inverno la nebbia si ferma al cartello d'ingresso del paese, come se il confine del Comune costituisse un limite invalicabile per la stessa natura.

Salendo sulla sponda vercellese del fiume la strada si fa subito stretta e tortuosa. È bassa valle, sì, ma piena di fascino discreto. A sinistra i brulli rilievi di argilla e porfido che si estendono verso il Biellese; a destra il Fenera i cui segreti non ho ancora avvicinato, se non per poco sulla falesia di Ara. Sui primi poche viti superstiti interrompono gli immensi boschi di castagno e faggio. Qui si nasconde il Piero al riparo della Pietra Groana: a pochi ha concesso la sua profonda e intelligente compagnia come a Fulvio e a me; uno dei tanti animi appassionati dell'uomo (di tutti gli uomini) che mi è capitato di incontrare da queste parti.

Si continua nella risalita, ed è tutto un susseguirsi di valloni laterali che si perdono chissà dove: sono questi spazi di esplorazione per chiunque ci si voglia avventurare; non mancano falesie, boschi e corsi d'acqua, pronti per essere scoperti. Alcuni tra questi hanno una gran dignità, tanto da divenire vere e proprie valli. La Valsessera ha addirittura un suo proprio sbocco sui monti sopra Biella; è la porta al Piemonte vero e proprio.

L'alveo della valle muta di continuo: ora s'allarga ora si stringe, ma costantemente i suoi bastioni s'innalzano a protezione dei fianchi: ai lati le vie di fuga carrozzabili vanno facendosi sempre più rade e impegnative. Ultima tra queste la Colma, al cospetto dei monti martoriati che si innalzano a sud di Varallo e che - non so perché - a me ricordano i rilievi che si immergono nei grandi fiumi della Cina. Sul suo percorso, nervoso e divertente da guidare, si osserva il Monta Rosa crescere nello specchietto retrovisore per scomparire poi d'improvviso superato il passo. Da qui si scende verso l'incanto dell'Orta

Varallo si presenta da par suo: difficile immaginare una disposizione delle sue case, delle vie e delle splendide chiese più bella di quella che la storia ha dettato nei secoli. In alto, sullo sfondo il Sacro Monte. Una quinta di lusso per il palcoscenico dove si muovono viuzze, ville, quella vera perla di arte e religiosità che è Santa Maria delle Grazie e case abbarbicate alle rive del torrente Mastallone. La valle che lo ha accompagnato fin lì - una volta scovatala tra un cortile e una via - riserva sorprendenti angoli di natura selvaggia e silenziosa.


Alagna - Turlo - Val Quarazza - Rima - Mud - Alagna
01/01/2001
Mangia in percorsi

Mangia, 01/01/2001