Sassi levigati dalla corrente - Pierluigi Bellavite
Poi per fortuna capita di tenere tra le mani certi libri: questi sassi levigati che tutti abbiamo tenuti in mano nei viaggi, nei saliscendi di certi spezzoni di vita, negli zaini delle escursioni più felici. Li abbiamo fatti girare tra le dita, soppesandoli, lanciandoli e riprendendoli. I libri di viaggio.
Sassi levigati dalla corrente
Pierluigi Bellavite
Pierluigi Bellavite
Edizioni Voce Isontina
Pagine | 132 |
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Voto |
Da dove gli arrivi questa capacità, e perché, non ci è dato saperlo, ma quel certo incanto dell’anima, l’incanto del fanciullo mai smarrito, e tuttavia anche atteso, glielo indovini nello sguardo, negli occhi che sembrano bucare la realtà finita per sfondare nell’infinito del desiderio, affascinato e mai pago di scoprire e guardare la bellezza e lasciarsene stupire, lasciarsi stupire di come essa rimandi ad un più in là che oltrepassa i contorni che ci attraggono.
Pierluigi tutto questo ce lo sa dire da amico tra amici, trasmettendoci quella certa e allegra ragione delle cose che accadono e delle cose che sono, e rivelandone il bello che le in-forma. Ce lo sa dire proprio come si descrive nel suo libro, da “pellegrino sulle strade della bellezza”, un pellegrinaggio mai finito e nella circostanza specifica svolto a piedi dalla foce alla sorgente dell’Isonzo risalendone la corrente che parla di terre, di uomini, di città, di montagne e di incontri che sono anche la storia di questo “popotnik” curioso e simpatico.
Non vi racconto il viaggio, ve lo lascio gustare così come esce dalla penna e dalla memoria di chi lo ha vissuto per giorni e giorni, di questo moderno viaggiatore dagli occhiali tondi che sa scrivere con tanta immediatezza e trasparenza e che ci piace perché ci dice del mondo attraverso i suoi occhi e il suo cuore. E in lui entrambi sono chiari.
Tolstoj diceva che “se descrivi il mondo esattamente com’è le tue parole non conterranno altro che menzogne e nessuna verità”, in questo libro invece, pagina dopo pagina, si viene progressivamente investiti dal riconoscimento della realtà per quella che è: un bello ed un buono in essere, da vedere, da cercare, da seguire, perché la bellezza altro non è che lo splendore della verità. Di questa smentita ontologica così necessaria io ti sono debitore.
Fu, 23/10/2003