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Ultima Thule. Il Luogo Ideale della mitologia, il punto più lontano, la meta di ogni viaggio. Come lo Shangri-la delle popolazioni Himalayane o la Valle Perduta dei Walser. Potrebbe essere anche solo la collina dietro casa. Ma per ognuno è il luogo dove si desidera tornare.
Noi veniamo di lì: thuler.

Una frontiera da immaginare - Andrea Gobetti

C'è un libro che andrebbe inserito di diritto nelle nostre biblioteche. Un libro di grotte e pareti, ma non solo.

Una frontiera da immaginare
Andrea Gobetti
Dall'Oglio editore, Collana Exploit
Pagine273
Prezzo2.00 €
Voto****
Di alcuni amici negli anni settanta, raccontati con disincanto e ironia da un allora ragazzo Andrea Gobetti, nipote del più famoso Piero e penna pungente del giornalismo italiano che va per monti. Un libro lungo dieci anni, "dieci anni di grotte e montagne, viaggi e baldorie sulla strada di una gioia di vivere talmente vicina a noi che qualche volta non riusciamo a vederla."

Un'amicizia raccontata così, alla buona, come in certe sere all'osteria sotto casa, che la mattina non arriva mai e il giallo del neon te lo porti negli occhi per settimane…un'amicizia sciamannata, che però diventa la chiave di volta di tutto, del libro, di una vita… ma perché se un libro non racconta delle storie degli uomini, se elenca pareti e abissi, solo pareti e abissi, allora non è più un libro, è una guida. E invece no... Fortunatamente qui troverete i sogni e le amarezze, la rabbia politica e non, le lotte studentesche, gli entusiasmi giovanili di una parte di ragazzi al margine di una società e di un mondo alpinistico a cavallo di una rivoluzione culturale che però si limitò alle riforme...Il tutto poi, come per riflesso, proiettato ingigantito sulle falesie e gli altopiani che allora erano la frontiera di un "nuovo mattino"... Sfogliando pagine e foto ci si imbatterà nelle esplorazioni dei "buchi" più profondi della Penisola, o nelle giornate su per fessure insieme al Circo Volante… si leggerà dei primi tentativi d'importazione dell' etica californiana d'arrampicata, ma reinterpretata in chiave nostrana: nuts, friends e tagliatelle fatte al sugo…tra Keruac e Pavese c'è in mezzo questa banda di matti di provincia piemontese che immagineranno grandi vie e tracceranno strade nuove in punta di P.A., e, signori, questa è storia, di ieri.

Gustate le tante pagine belle e poetiche mentre vi saluto così con parole non mie: "L'ultimo giorno saliamo il capolavoro di George Livanos, l'irriducibile grecque, la via più bella nelle Calanques: la Voie du Levant alla Falaise du Canceou. Dipinta a picco sul mare per più di 200 metri, si snoda tra il tonfo della risacca e i gridi di gabbiani che ti sfiorano. Lì sopra, prima capisco come non stia né nella difficoltà, né nell'altezza il segreto della montagna per cui si dannano gli alpinisti, e lì per la prima volta in vita mia sento che proverei fastidio ad avere le corde davanti sull'ultimo diedro e vado da primo, mentre gli amici sorridono e io non penso più a niente, e sono su un bianco tavolato di pietra annegato nel sole che cerco un ginepro per assicurarmi e far salire gli altri. Qualcosa di perduto l'ho ritrovato, o almeno si sa che esiste. Bene."

Fu, 01/01/2001