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Ultima Thule. Il Luogo Ideale della mitologia, il punto più lontano, la meta di ogni viaggio. Come lo Shangri-la delle popolazioni Himalayane o la Valle Perduta dei Walser. Potrebbe essere anche solo la collina dietro casa. Ma per ognuno è il luogo dove si desidera tornare.
Noi veniamo di lì: thuler.

Il vino nel brodo

C'entra la montagna, e non solo...

Fu
Avrò avuto dieci anni. Partivamo alla mattina del sabato, sveglia alle cinque, con la roba da montagna preparata in cucina, per non svegliare gli altri. Poi giù dalle scale dal secondo piano (l'ascensore è roba per vecchietti, che diamine !) e si camminava verso Via Messina, a prendere il 33, appena uscito dalla rimessa, unici passeggeri che potevano permettersi di chiaccherare con l'assonnato conducente ("vietato parlare con manovratore" recitavano tassativi le targhette d'alluminio con le borchiette) Tra le prime luci dell'alba e le ultime luci della notte milanese ecco la Stazione Centrale e il vagone di seconda classe. Le pedule sgniccano sul linoleum del fondo. Passano come in un filmino le stazioni, gradualmente meno familiari : Monza, Carnate, Airuno, fino alla discesa di Calolzio.
Ecco la corriera più rumorosa del mondo, carroarmato che divora i tornanti fino ad Erve, porta d'accesso al mistero a portata di Milano, i boschi e le vallette del Resegone.
Piano piano mio padre ed io salivamo verso la vecchia Capanna Monza. Si incrociano su quei sentieri acque sempre nuove, verde con sfumature sempre diverse. E poi sempre meno gente (si sa, camminare fa sudare). Chi si incontra si saluta con discreto rilassato piacere, senza parole (complicità di gustare una panarda di natura tutta per noi).
Poi il gestore del rifugio e qualche vecchio amico del babbo. Si pranza. Il vecchio Beppe, brianzolo verace e carapaceo si sversa un piatto di brodo, ci inzuppa il pane e mangia in silenzio. Poi, muovendo i baffi vibratili alza il mezzo litrozzo che ha davanti e versa, discreto, nella minestra.
Lo guardo, bambino un po' curioso e un po' sbalordito : ma non si fa così ... non sta bene. Guardo mio padre, interrogativo. Sorride e fa cenno che così va proprio bene. Dopo, molto dopo, mentre si cammina verso valle ripiglia : "sai, anche il nonno, ci metteva il vino, nella minestra ... "
Lo scorso novembre mio padre, pochi giorni di vita prima della vita più grande, sul letto dal quale non ci si esce più, assapora, senza poterlo inghiottire, qualche goccia di vino novello, ultima comunione con mondo terreno.
"ti ricordi eh, quel vino nel brodo ... " e sorride.
Qualche sera, ma solo con pochi amici, ci devo proprio provare. Ci cascherà dentro qualche lacrima di nascosto, son sicuro. Buona anche lei, altro che barrique ..



Marco Simi

Marco Simi, 01/01/2001