Orta
Il lavoro. Ah se non ci fosse. Se non fossi costretto a lavorare passerei da un sentiero all'altro, di cresta in cresta, di monte in valle, in monte.

Mi capita a volte, scendendo in treno a Milano - quando il vento spazza la pianura Padana permettendo allo sguardo di dilagare senza barriere in tutta la sua ampiezza - di abbracciare il Rosa, le Prealpi Varesine e Comasche, il Resegone e le Grigne.
Altre volte, con un po' di fortuna, e un po' di accortezza nel prendere gli appuntamenti, riesco anche ad andarci tra i monti: la genialità del nostro popolo ha fatto nascere aziende grandi e potenti in ogni angolo d'Italia e anche tra le valli più belle delle mie Alpi.
La mia meta oggi è il Lago d'Orta. Da qui proviene la famiglia di mio nonno e un po', insomma, lo conosco. Appena posso mi ci precipito e così faccio oggi. L'autostrada non è un dovere, tanto più che non posso essere a Omegna prima delle 11. Così parto presto ed esco ad Arona per potermi godere tutta la strada che da Gozzano costeggia il lago.
Ne avverto la presenza del lago. O meglio, so che è lì e già questo basta per farmelo desiderare. La strada si fa divertente da guidare e quando il lago finalmente appare dietro una curva, la sua bellezza è tale da annegare le mie velleità di rallysta negli occhi umidi per la commozione.
Le rive spuntano dalla superficie omogenea del lago: l'isola di San Giulio cresce dallo specchio delle acque nebbiose immobili, che ti viene la tentazione di camminarci sopra tanto sembrano compatte. Il Monte Rosa non smette di occhieggiare, invadente di candida bellezza da dietro la Colma - spruzzata da un accenno precoce di neve - quasi che tutto ciò fosse opera sua.
Immagino che in fondo non sia cambiato molto il paesaggio, da quando su queste rive si decidevano le sorti di regni e imperi, quando l'imperatore Ottone I stringeva d'assedio l'isola di San Giulio. L'acqua è come allora, i boschi e le rocce le stesse. E sull'isola c'è lo stesso monastero di clausura dedicato al patrono del lago.
Immagino che tutto sia fermo da allora, come adesso, fisso nella sua bellezza, immobile e disposto al mio godimento; quasi che qualcuno avesse preparato tutto questo spettacolo per me. Riprendo la mia strada con calma e contentezza, con l'angolo dell'occhio pronto a cogliere di continuo la sovrabbondante bellezza di acqua e monti.
Sempre la vita - e a volte anche il lavoro - riserva incontri con la bellezza, a saperla sorprendere. E non si può evitare che l'animo si riempia di gratitudine.
Mangia
Mangia, 01/11/2000