Olivier
Personaggi un pò.... selvaggi

Lo conobbi nel 1992 presso la sede del Cai di Roma allora in Piazza S. Andrea della Valle davanti la bacheca delle gite sociali in compagnia del suo grande amico Fulvio: precisamente l’uscita riguardava un’escursione seminvernale a Pizzo Intermesoli nel gruppo del Gran Sasso che prevedeva un pernotto in tenda a Campo Pericoli, ricordo ancora gli organizzatori Fante e Arditi.
Ed è proprio in quella uscita fatta il 17 maggio 1992 che iniziai a conoscere quello che sarebbe diventato il futuro Zotico, un amico e un pilastro del Mucchio Selvaggio.
Di quella gita devo necessariamente raccontare una mitica scena: ci trovavamo a fine escursione presso il bar di Fonte Cerreto alla base della funivia del Gran Sasso; al bancone Olivier chiese ad un giovane garzone spiccatamente dall’accento abruzzese una bija, ma il garzone gli disse di non aver capito e Olivier pronunciò di nuovo a chiare lettere “UNA BIJA”; quasi costernato per non aver capito di nuovo che cosa cavolo volesse quello strano cliente proveniente chissà da dove, il garzone chiedendo scusa gli ripetè di non aver proprio capito; a quel punto Olivier che chiedeva solo da bere con voce alterata esclamò UNA PERONI, UNA NASTRO AZZURRO; aaah, rispose il garzone, vuole una birra ! Non conoscendolo ancora, poco dopo, davanti alla cassa del bar chiesi ad Olivier perché avesse voluto prendere in giro quel povero ragazzo ma lui mi rispose: “a Stè ho un po’ l’erre moscia”. Ancora oggi mi chiedo se la sua erre moscia sia veramente un difetto di pronuncia o un elemento che si è creato per il suo personaggio.
Iniziai a conoscere meglio quel personaggio nelle nostre avventure in montagna e altrove di cui riporto alcuni aneddoti salienti:
o quando vai in albergo, Olivier è capace di utilizzare il tuo asciugamano pulito per asciugare il pavimento dopo essersi fatto una doccia e poi dirti “scusa te volevo lascià er bagno asciutto”;
o dopo 200 Km di pedalata sulla Tiburtina Olivier non può fare a meno de scattà sui pedali per riprenne e superà un gruppetto de finti professionisti freschi de 10 Km: se vuole aggiudicà il Gran Premio della Montagna;
o prestare ad Olivier moschettoni, rinvii o altra attrezzatura di montagna è come darli in beneficenza: sei sicuro di non riaverli più pur avendo fatto una buona azione;
o quando si dorme nei rifugi lo Zotico scompare dalla vista, sul suo giaciglio appare solo un cumulo di coperte, giacche e altri indumenti che lo avvolgono completamente: lui dice che se deve da creà er microclima;
o la sua macchina ? chiaramente una 4x4 ma sempre dotata esternamente di una folta pellicola di adesivi di ogni tipo che sostituiscono la vernice e internamente di una specie di coperta stile peruviano penzolante dal cruscotto criticamente intrisa di fumo di Gouloise e non so di cos’altro;
o la sua gita preferita: Cartore, Val di Fua, Lago della Duchessa, il Malopasso, Val di Teve, Cartore, Val di Fua, Lago della Duchessa, il Malopasso, ….. immancabilmente con la sua “cana” Aisha; l’avrà fatta 20 volte in un anno;
o Olivier in sosta su una parete di roccia non ti fa sicura o meglio te la fa ma in contemporanea si mette nella massima esposizione per cercare di ottenere un’abbronzatura perfetta volgendo la faccia al sole e spalmandosela di nivea per tutta la durata del tiro;
o Olivier è puntualissimo, arriva sempre mezz’ora dopo l’appuntamento; in alternativa te tocca annà ar Bucetto e prenne la porta a piccozzate per fallo smontà dal letto; chiaramente lo devi poi aspettà che se prepari lo zaino contenente ancora il sacchetto della spazzatura della gita precedente;
o le parole più famose dello Zotico: “A regà se la stoppamo o se la cogliemo” pronunciate dopo un’improvvisa inchiodata in auto nel bel mezzo della provinciale Rieti - Campoforogna con lo sconcerto generale degli occupanti; oppure “ma che ne sai, fidate, c’avemo vent’anni”, un tormentone pronunciato fortunatamente fino ai 30 anni;
o la migliore performance professionale dello Zotico è quando cerca di descrivere il fenomeno del carsismo ad un gruppo di escursionisti con nozioni tinte dalla sua erre moscia e dal suo dialetto casalottiano: è uno spettacolo credeteci, sembra che stia a dà le dritte per sturare un lavandino intasato;
o Olivier a 100 m dalla vetta del Bianco con condizioni meteo non per le quali riesce a dire, incurante della cima più alta d’Europa che te stà a due passi,: “a regà è meglio se tornamo indietro oggi non è aria”, vi assicuro che una decisione del genere non è affatto facile;
o Olivier a 4000 m di altezza sull’affilata e corniciata cresta del Rocheforte ti acchiappa al volo dopo che un ginocchio ti ha ceduto salvando la vita alla cordata: un’immagine che non dimentico;
o Olivier nonostante la sua inguaribile zoticaggine è un vero amico e un ottimo compagno in montagna: anche se non ti fa sicura, in qualsiasi situazione e su ogni tipo di terreno se sei in difficoltà in qualche modo te viene a prende, ti porta su e ti riporta giù senza dir niente ma trasmettendoti quella voglia di riprovarci ancora insieme, e questo è quello che conta.
Ditta
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Ditta, 04/05/2008