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Ultima Thule. Il Luogo Ideale della mitologia, il punto più lontano, la meta di ogni viaggio. Come lo Shangri-la delle popolazioni Himalayane o la Valle Perduta dei Walser. Potrebbe essere anche solo la collina dietro casa. Ma per ognuno è il luogo dove si desidera tornare.
Noi veniamo di lì: thuler.

Fabio a Velina

Storia di Fabio che è andato a vivere in montagna

Ha ventiquattro anni, è forte, è bello e non è pazzo per niente.
Da tre mesi è andato da solo lassù, senza temere l’inverno, senza temere la fatica, senza temere l’angoscia.

Rifugio Chiavenna
Fu Rifugio Chiavenna
“Chi mi manca di più non è mia madre che è troppo protettiva, né mio padre rigido ed autoritario; mi manca mio nonno. Lui mi ha insegnato tante cose portandomi nel campo, mille mestieri, mille trucchi, mille segreti e, soprattutto, l’amore per la terra che ci dà da mangiare. Ormai ha novant’anni, è malato ed avrebbe bisogno di me.”
Parlando guarda la piccola stufa e l’alimenta di continuo con la legna spaccata in piccoli pezzi ed accatastata con cura.

“Ieri sera ho fatto il record, di sopra, dove si accumula il calore, c’erano venti gradi. E fuori meno cinque!”
Quando apre lo sportello il bagliore della fiamma illumina i suoi tratti da dio campestre e mette in luce l’ambiente primordiale che ci protegge dalla notte. La baita era una stalla ai suoi tempi, il pavimento di pietre sconnesse è inclinato ed ha un avvallamento nel mezzo; il basso soppalco, ricavato dai grossi travi che reggono il tetto di piode, costringe ha camminare piegati; le uniche aperture sono una porta in basso per le bestie ed una sopra per il fieno. Però la struttura è buona.

Per arginare il freddo che passa tra i sassi, ha fissato con legni di nocciolo un telo di nailon al tetto ed alle pareti e si ha l’impressione di essere in tenda. Tutto attorno pentole e stoviglie, attrezzi da lavoro, candele spente per risparmio, libri.
Libri di agronomia biologica, libri d’oriente, libri d’avventure.
Io siedo su un bidone di ferro rovesciato, lui su un tronco tagliato.
Un eremita? Un visionario? Un santo?
No.

Mi vede osservare le sue povere cose e quasi si scusa illustrandomi i suoi progetti futuri. Questo è per lui un rifugio provvisorio, sta attrezzando la baita vicina per fargli da casa, farà un pavimento di legno di rovere e le pareti di assi piallate. Tutto con le sue mani, progetti arditi, basati sui segreti del nonno: ha installato il pannello solare ma sogna di farsi un generatore sfruttando il salto di una cascata lontana; ha ideato la pompa per tirar su l'acqua dal pozzo, la sega circolare, il forno per il pane, la doccia calda e l’asciugacapelli.

Intanto si arrangia.

Per le coltivazioni i suoi sogni trovano alimento nei libri: la terra è ricca e torbosa, ha la giusta acidità ed i parassiti degli orti di pianura qui non arrivano. L’esposizione al sole è perfetta e l’altitudine, poco più di ottocento metri, permette di coltivare perfino la vite. S’è conquistato la fiducia dell’anziana padrona dell’alpeggio, che vive in paese a due ore di difficile marcia nel bosco, la quale, ben contenta che qualcuno contrasti l’inevitabile rovina, gli ha dato carta bianca per i lavori.
Insomma, Fabio ha coronato così il suo semplice sogno: avere una sua casa da costruire ed una sua terra da coltivare.
Non è un sogno da poco.

Quando chiude lo sportello, resta soltanto il chiarore del ferro rovente che non vince più il buio ma alimenta la nostra confidenza.
“Mi manca anche un’altra persona, la donna che amo, ma quella è una storia diversa, un prezzo di libertà che non ho voluto pagare.”
La stufa di ghisa sembra fatta di rosso alabastro e sembra deformarsi per il calore come un cuore di fuoco nella gelida notte, un cuore per due questa sera, io parlo di me, lui parla di sé.
“Incredibile, ho detto, potresti essere mio figlio!”
“Incredibile, ha detto, potresti essere mio padre!”

Siamo usciti a guardare il bagliore della pianura lontana e nebbiosa in fondo alla valle. Ha voluto che gli recitassi i nomi delle stelle di Orione, che gli raccontassi della Cintura e dello Spadino di siderali galassie ma quando è uscita la splendente luna a tre quarti è lui che ha parlato: “La luna è potente, ogni essere sente la sua attrazione, anche l’acqua delle falde in montagna è più copiosa quando è piena.”
Siamo rientrati infine e ci siamo sistemati tra i legni del soppalco, lui nella sua tana piena di piccole comodità ed oggetti affettivi, io nel buco degli ospiti.
“Buonanotte, Fabio.”
L’ho sentito armeggiare col termometro,
“Ventidue gradi stasera, ha risposto lui soddisfatto, buonanotte!


Velina alta, 14 gennaio 2003



Pierluigi

Pierluigi, 30/01/2003