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Ultima Thule. Il Luogo Ideale della mitologia, il punto più lontano, la meta di ogni viaggio. Come lo Shangri-la delle popolazioni Himalayane o la Valle Perduta dei Walser. Potrebbe essere anche solo la collina dietro casa. Ma per ognuno è il luogo dove si desidera tornare.
Noi veniamo di lì: thuler.

Valgrande e Benito

Scrivo da casa mentre ora dovrei essere proprio là, nella Valle oltre la Pozzolo e ieri ero davvero su all'Alpe, la "mia" casetta.

Tra bianco e bianco
Mangia Tra bianco e bianco
Ho dovuto scendere precipitosamente perchè mi è giunta la notizia della morte del mio vecchio amico Benito, uomo taciturno e coraggioso, innamorato della Valtellina, compagno di antiche lotte. Ha scelto questi giorni per por fine ad una interminabile battaglia con la sua malattia, condotta con ineguagliabile caperbietà. Da par suo.

Si sono interrotti così, a metà, tre giorni a lungo cullati per arditi progetti. Seduto sulla mia scrivania mescolo le mie riflessioni col cuore lassù. Mi chiedo infatti qual è il confine tra prudenza e superstizione. La tristezza per la perdita, peraltro attesa, si è aggiunta ad una serie di piccoli "avvertimenti", stupidi contrattempi, pensieri deprimenti, che da qualche giorno minavano la mia voglia di monti. A certe cose, mi diceva una voce interiore, è meglio prestare orecchio. E forse è stato meglio così.

C'erano infatti le condizioni ideali perchè mi andassi a cercare qualche pasticcio. La neve lassù, specie a nord, è abbondantissima. La giornata di martedì era splendida, soleggiata, limpida e fredda. Sulla neve, coi ramponi, si camminava con passo sicuro e leggero anche sul ripido. Le previsioni Svizzere per mercoledì erano promettenti.

La sera, prima del tramonto, mi sono spinto fin sotto la "scala", il passaggio tra le rocce verso la Val Grande. Ho sfidato le orme di un precedente temerario e ho fatto qualche passo in più di lui, fin sotto al muro di neve quasi verticale che occulta completamente la traccia del sentiero. Via preclusa. Sono tornato al rifugio progettando per l'indomani un tentativo dai "laghitt", la conca sopra l'Alpe Corte Vecchio o il passaggio da Menta verso Ragozzale. Tutte strade già fatte, anche con neve, in passato. Poi la forzata rinuncia.

Scendendo ho incontrato nel bosco il Vittorio di Beura che spaccava la legna a Vaccarccia. E' un giovane forte ed intelligente che sta facendo il corso per accompagnatore per unire l'amore per i suoi monti all'utile economico. Di lui c'è da fidarsi. Secondo lui, entrare in Val Grande è difficilissimo e comunque troppo rischioso in queste condizioni. "La montagna non ha ancora scaricato" dice "ci sono accumuli enormi di neve ventata che poggiano su precedenti lastre di ghiaccio ed al primo caldo si staccheranno. Sulla creste ci sono cornici di due o tre metri d'altezza, insuperabili. Tanta neve la ricordano solo i vecchi." Insomma, mi ha fatto capire che presagi e tristi notizie forse non sono giunti a caso.

Ora guardo dalla finestra verso i monti e vedo coltri di nuvole basse e dense, mentre il termometro è salito parecchio. La Svizzera ha sbagliato. Mi viene da pensare: "Grazie Benito, anche stavolta, in silenzio, mi hai dato una mano." O è solo che ho avuto paura, che sto invecchiando, che m'invento scuse? All'Alpe Pozzolo, in una chiazza d'erba secca e schiacciata, già spuntano i bucaneve.



Pierluigi

Pierluigi, 01/04/2001