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Ultima Thule. Il Luogo Ideale della mitologia, il punto più lontano, la meta di ogni viaggio. Come lo Shangri-la delle popolazioni Himalayane o la Valle Perduta dei Walser. Potrebbe essere anche solo la collina dietro casa. Ma per ognuno è il luogo dove si desidera tornare.
Noi veniamo di lì: thuler.

Dio delle montagne e montagne di Dio

Ecco perché quando sosto nel bel mezzo di una salita, mi fermo sempre ad ascoltare. Nel silenzio c’è sempre una voce. E io so che Dio ama le montagne.

Civetta - Trono di Dio
Canta Civetta - Trono di Dio
L’Arca, infine, si incagliò sull’Ararat, con tutti i suoi abitanti umani e non. Dio si rivelò a Mosè sul Monte Sinai. Gesù Cristo si ritirava in alto a pregare. La Trasfigurazione, davanti ai suoi discepoli, avvenne sul monte. I primi monasteri sorsero nel deserto della montagna. E dalla Terra Santa a tutta Europa le montagne sono sempre state luogo di elezione per i cittadini dello spirito.

Avevo sedici anni quando, in una giornata ventosa di marzo, giunsi ai piedi di San Pietro al Monte, sopra Civate. Meno di un’ora di sentiero facile, percorso con le ultime luci del tramonto. Poi la sera attorno ad un fuoco con altri amici e il sacco a pelo sistemato direttamente sulle antiche e gelide lastre di pietra sotto il portico.

Dopo, solo silenzio, fruscio di alberi nell’oscurità, brillio di stelle nitidissime e tremolanti. Rabbrividivo, non per il freddo, ma per l’immenso nel quale mi scoprivo inserito. E’ nella notte che ci si accorge dell’impercettibile ma grandioso movimento della terra e degli astri. L’alba arrivò come uno stupore leggero, la luce disegnava le ombre sui prati. Quanto incontrato, in quella notte, non si poteva contenere né comunicare con parole.

Un Agosto afoso mi trovavo a Barcellona. Un amico catalano gran camminatore mi lanciò la trappolina : perché non andiamo a vedere San Lloret de Munc ? E così, scarpinando sotto il sole in un paesaggio brullo ed arido, giungemmo in un paio d’ore alle rovine del monastero e della Chiesa, proprio sul cocuzzolo del monte. Una vista sconfinata. Un silenzio attonito. Un luogo abitato per secoli, ancora impregnato della presenza dell’uomo, del sudore della sua fronte in ogni pietra, in ogni terrazzamento oramai abbandonato, per l’improvviso scomparire della fonte.

E poi incontrai il Sinai. Dio gioca con gli uomini, con la sua sapienza che – grazie al cielo – come diceva Milosz, non è la nostra. Toccò al giovane Emmanuel (un nome assolutamente pertinente) perdersi nel deserto del Negev negli anni ’50, dopo essersi addentrato negli immensi e desolati spazi lontani dalle piste dell’allora giovanissimo stato d’Israele. E toccò proprio a lui di trovare, sulle pendici e lungo i sentieri di accesso di una montagna sconosciuta, migliaia di incisioni rupestri antichissime, circoli di pietre, altari, lame in selce, reperti di un passato lontano tutto da scoprire.
Dopo trent’anni Emmanuel, ormai noto archeologo internazionale, massimo esperto della civiltà camuna, ebreo di origine ed ateo per scelta, ritorna e riscopre la montagna che aveva perduto. Altri quindici anni di ricerche ed eccolo uscire con la notizia sensazionale : se un episodio come quello descritto dalla Bibbia – quello di Mosè sul monte – ha radici storiche, ebbene, solo quella sconosciuta montagna corrisponde in pieno a tutte le caratteristiche geografiche indicate dalle Sacre Scritture, ed alle evidenze archeologiche ritrovate.

Sulla cima, una grotticella. Sulle pendici, un altare con dodici grosse pietre verticali (“…una per ogni tribù di Israele...”). Su di un versante un’altra scoperta clamorosa : il più antico luogo di culto ad una divinità astratta, risalente a circa 40.000 anni fa.

Che scherzi fa il buon Dio ! Un non credente che porta le prove storiche e documentali di quanto avvenuto quasi 4000 anni fa. Confermando nei dettagli il racconto biblico. Scardinando le teorie di molti dotti e pii professoroni, più credenti nei miti che nella storicità della loro religione …

Ecco perché quando sosto nel bel mezzo di una salita, mi fermo sempre ad ascoltare. Nel silenzio c’è sempre una voce. E io so che Dio ama le montagne.




Marco Simi

Marco Simi, 28/12/2004